29 febbraio 2012

McCurry al MACRO di Roma

Mi sono chiesta perchè non parlare anche di ciò che faccio al di fuori dello scrap o della cucina o altro? Per non annoiarvi lo so! :-)
Però questa è un'occasione speciale perchè la mostra di cui vado a parlarvi è eccezionale.

Tutti conosciamo Steve McCurry per la famosa copertina del National Geoographic di molti anni fa, quella splendida adolescente afgana con gli occhi verdi, lo sguardo fiero e con ogni probabilità speranzosa per il proprio furutro. McCurry l'ha poi ritrovata vent'anni dopo, una bellezza sfiorita, uno sguardo annullato, l'ombra di quello che ella fu.

Ma McCurry non è solo questo. E' molto, molto di più.

La bravura del fotografo è quella di saper cogliere quel non so che che agli occhi "normali" non appare. Ci vuole però (e ciò anche per ammissione del McCurry) anche una buona dose di fortuna per trovarsi al momento giusto nel posto giusto.

Le foto di McCurry sono a volte molto crude, del resto non rappresenta sempre situazioni tranquille, ritratti di personaggi famosi (belli sono i suoi ritratti di De Niro e di Renzo Rosso), o anche di semplici persone (come la ragazza col gattino di Camino). Sono foto dove la tragedia umana viene messa in risalto attraverso la poesia delle immagini rappresentate. Gli occhi sono sempre al centro dell'obiettivo e gli occhi sono davvero lo specchio dell'anima.

Questi bambini non più tali, di alcune parti del mondo hanno nei loro occhi una durezza, una rassegnazione, una mancanza di speranza a volte davvero agghiacciante. Queste donne quasi sempre coperte da veli o soccombenti sotto fatiche hanno la tristezza negli sguardi, ma una fierezza nei comportamenti dalla quale si dovrebbe imparare.

La mostra è molto ben organizzata. Le postazioni ad isola consentono di vedere bene le foto anche in presenza di affollamento.

L'accostamento delle foto è fatto in modo intelligente, per similitudini, analogie e non sempre solo per territorialità.


Ecco ad esempio un accostamento della postazione alla mostra. Le posizioni degli uomini sono perfettamente identiche anche nella completa diversità delle situazioni e luoghi.

Questa a lato è una delle ultime foto che si incontrano uscendo dalla mostra. E' tra le mie preferite.

Non so. I colori forse, anche le mani disegnate al muro che mi ricordano tanto i disegni dei bimbi alle elementari se non addirittura all'asilo, il bimbo che corre come in un normale gioco, fanno si che la sensazione che mi arriva attraverso questa immagine sia una sensazione di speranza, di allegria, di gioia, di spensieratezza.

Sentimenti che di certo non ho avuto vedendo altre foto di bimbi, dove i loro occhi manifestavano disperazione ed una maturità ben in contrqasto con l'età anagrafica.

Insomma la mostra è davvero da vedere anche se non si è proprio appassionati di fotografia, ma appassionati del genere umano.

Al MACRO di Roma fino al 29 aprile.

A presto

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